Tara bevve la sua birra come se l’alcool avesse potuto alleviare il dolore. Vorrei essere incazzata. La collera era migliore. Era forte e assertiva. La gente incazzata bruciava la casa del suo ex e risolveva le cose.
Ma, no, Tara era addolorata, e la fonte di tutto quel dolore si trovava al centro del tavolo.
«Non pensarci più», disse Gena prima di bere un sorso della propria birra. «Perché non facciamo un viaggio tra ragazze? Possiamo scatenare l’inferno, divertirci da qualche parte, rimorchiare dei ragazzi sexy e dimenticarci tutto questo».
«Scusate?» Patrick si sedette e gettò un braccio attorno alle spalle di Gena. «Penso che avrei qualcosa da ridire sul fatto che mia moglie rimorchi dei ragazzi».
Tara non aveva mai visto una coppia più innamorata o in sintonia di suo fratello e sua moglie, Gena. Se non avesse voluto così tanto bene a entrambi, li avrebbe odiati per quanto erano perfetti. Le ricordavano quelle coppiette al primo appuntamento che stavano sedute dallo stesso lato del tavolo prima di rendersi conto di odiarsi a vicenda.
E forse il cinismo non era così attraente, ma suppose che quel treno fosse partito parecchio tempo prima.
Gena prese il mento di Patrick e gli rubò un rapido bacio, la malizia che le colorava lo sguardo. «Lo sai che tornerei. Questo riguarda tua sorella».
«Non puoi andare a cercarti dei ragazzi perché mia sorella è terribile a trovarsene uno».
«Non sono terribile», mormorò Tara.
Patrick tornò a girarsi verso di lei, il suo sorrisino che le dava della bugiarda. «Quando è stato il tuo ultimo appuntamento?»
«Che mi dici di quel ragioniere?» chiese Gena, il tono allegro come se pensasse di starsi rendendo utile.
«Quello che se ne è andato ancora prima che servissero da bere?»
«Non è colpa sua se lui era uno stronzo». Ah, la dolce Gena, che la difendeva anche quando lei stessa sapeva di essere terribile con gli uomini.
Quel ragioniere l’aveva guardata aguzzando la vista, poi aveva fatto un commento sarcastico su come la sua foto dovesse essere stata vecchia. Era andato in bagno dopo aver ordinato e non era mai tornato. L’aveva lasciata seduta lì, con entrambi i pasti disposti sul tavolo e spazio appena sufficiente per tutti gli sguardi di pietà delle cameriere.
La foto non era stata vecchia, almeno non più di quelle che usava la maggior parte delle persone. Certo, era una delle migliori che aveva, di quelle in cui grazie alla fortuna, a una buona illuminazione e a un sacrificio agli dei dei social media, sembrava avere dieci chili in meno, ma era sempre lei.
Ovviamente il ragioniere non aveva menzionato il fatto di essersi lui stesso preso qualche libertà col suo profilo, dato che poco ma sicuro non era stato alto un metro e ottanta quando era entrato, e lei aveva notato l’interessante matematica che doveva aver usato con la sua età quando aveva visto di sfuggita la sua patente dopo che aveva preso il portafogli.
Ma no, era Tara ad avere torto.
«Gli uomini fanno schifo», si lagnò. «Me la sto davvero cavando bene senza».
«Proprio no. Sono passati mesi, Tara. Avrai le ragnatele a questo punto».
Non pensare a questa immagine. Rabbrividì al pensiero del ragno che avrebbe osato avventurarsi verso le sue parti basse inutilizzate e pressoché dimenticate.
«Davvero? Proprio davanti a me?» Patrick finse un conato, che Gena ignorò.
Tara si intromise nella conversazione prima che lui potesse diventare più teatrale. «Non è davvero un gran problema».
«Ti ha invitato al suo matrimonio. Che significa che non è un gran problema? È una mossa da testa di cazzo».
Già, lo era davvero. Il suo ex marito, Harry, aveva saputo esattamente quello che stava facendo quando le aveva inviato quell’invito. Le era arrivato nella cassetta della posta come un sacchetto di cacca di cane in fiamme, e ogni volta che ci ripensava la calpestava di nuovo, spargendola dappertutto. Lui non era stupido, anche se lei avrebbe desiderato che lo fosse. Sapeva che invitandola avrebbe fatto la figura del bravo ragazzo. Lui era quello carino che voleva ricostruire i ponti ed essere amichevole e ogni altro stupido cliché a cui riuscisse a pensare sul rimettere a posto le cose.
Se avesse detto di no? Lei sarebbe stata la stronza che non riusciva a superare il fatto di essere stata lasciata.
Anche così, l’idea di mandargli un sacchetto anonimo di cazzetti gommosi la tentava, e c’era una probabilità del novantotto per cento che avesse già inserito il suo indirizzo in un sito che glieli avrebbe spediti entro un giorno. Solo che lui non si meritava delle caramelle, a forma di cazzo o meno che fossero.
«Devo andarci», disse.
«Si sposa con la donna con cui ti tradiva. Nessuno ti biasimerebbe per esserti tirata indietro».
«Nessuno mi biasimerebbe, ma di certo avrebbero qualcosa da ridire. Mi guarderebbero tutti come se fossi la pazza che non riesce a superarlo».
«E allora? Lasciali parlare», disse Patrick.
Tara si appoggiò allo schienale, poi gettò la lattina vuota nel cestino nell’angolo. Colpì il bordo e rimbalzò sul pavimento.
Un altro sbaglio. Suppongo sia adeguato, no?
«Non mi dispiacerebbe neanche andarci se avessi combinato qualcosa. Sono passati sei mesi e non sono cambiata affatto. Stesso lavoro. Stesso guardaroba. Stesso peso. Ricordi quando se ne andò e io giurai che mi sarei messa a dieta e avrei perso venti chili e gliel’avrei fatta vedere?» Sbuffò, poi si lasciò ricadere la faccia sulle braccia incrociate. Invece di essere una persona nuova, si sarebbe presentata sembrando esattamente sé stessa.
«Potresti ancora farlo». La voce di Gena aveva assunto il tono che indicava che stava progettando qualcosa che tutti gli altri avrebbero odiato.
Tara ruotò la testa, appoggiando la guancia sul braccio per fissare l’altra donna. «Mancano due settimane. Neanche una dieta lampo mi aiuterebbe un granché adesso».
Gena la liquidò con un gesto della mano. «No, non il peso. Sei bellissima comunque. Ma volevi fargliela vedere, no? Beh, qual è il modo migliore per farlo?»
«Pugnalarlo e seppellire il cadavere nel deserto?»
Patrick ridacchiò, appoggiandosi allo schienale mentre sua moglie faceva piani.
«Presentarti con qualche fusto sexy al tuo fianco».
«Fusto sexy?» Tara pronunciò le parole lentamente per assicurarsi che Gena sentisse quanto era stupida quell’idea.
«Sì. A nessuno importerà nient’altro se andrai al matrimonio e il tuo cavaliere farà sembrare lui un disgraziato in un giorno buono a confronto».
«Già, è una grande idea, visto che ho la fila di uomini sexy che vogliono uscire con me. Oh, aspetta, non ce l’ho».
Gena liquidò l’obiezione come se non fosse stata importante. «Hai detto di non volere una frequentazione, quindi ti serve soltanto qualcuno che reciti la parte».
«Dovrei assumere un uomo perché finga di uscire con me? Dio, è più patetico che pagare un vero prostituto. Almeno se facessi quello ne ricaverei un bell’orgasmo».
Patrick si strozzò col suo drink a quella battuta, ma il fatto che stesse sputacchiando significava che non poteva obiettare mentre loro continuavano coi loro piani.
«Pensaci un po’. Si presenterà per quello che ti serve, farà ingelosire Harry, dimostrerà a tutti che sei andata avanti e non ti serve quel peso morto, e poi se ne andrà. Nessuno sforzo, nessun problema, niente drammi, e avrai qualcosa con cui rifarti gli occhi per qualche giorno».
Tara aprì la bocca per protestare, ma non ne venne fuori niente. Piuttosto, ci rifletté.
Gena non aveva tutti i torti.
Avrebbe evitato tutti gli sguardi di pietà, tutte le sciocchezze. Non avrebbe avuto bisogno di preoccuparsi di curare un rapporto, non le sarebbe importato quello che l’uomo pensava di lei. Per lui sarebbe stato un lavoro, niente di più.
Semplice.
Sospirò. «Anche se volessi farlo, non saprei neppure da dove cominciare».
«Un annuncio?» chiese Patrick, un ghigno strafottente sul viso. Quello stronzo era un grande come fratello, si assicurava sempre di darle un bel calcio quando era a terra.
«Voglio un uomo, non essere assassinata».
Gena sbatté il palmo sul tavolo, e anche con quel movimento brusco nessuno sobbalzò. Erano tutti abituati al suo comportamento al limite dell’instabile. «Ce l’ho! Chris».
Patrick inarcò un sopracciglio. «Chris? Sul serio?»
Gena si appoggiò allo schienale e bussò con le nocche sul tavolo. «È perfetto. Sta venendo in città e farebbe qualunque cosa per te».
Tara cercò di impedire a Gena di eccitarsi troppo all’idea. «Aspetta, non è di qui? Già, dire alla gente che ho incontrato qualcuno online è proprio il modo giusto per convincerli che non sono una fallita».
«È proprio quello che ti serve. È cresciuto a un paese di distanza e sua madre è ancora lì. È così che direte che vi siete conosciuti. In più, visto che non vive qui, non dovrai preoccuparti di incontrarlo di nuovo. In più, fidati, è sexy. Giusto, Patrick?»
«Mi rifiuto di rispondere a questo».
Gena andò avanti come se lui non avesse parlato. «Non solo è sexy, è anche piuttosto di successo. Fidati di me, entra in qualunque posto con lui e la gente lo noterà».
Tara cercò di immaginare come sarebbe stato. Non si era mai trovata al centro dell’attenzione, non era mai stata qualcuno che potesse fare un’entrata degna di nota. Semmai era il tipo che entrava di soppiatto e si confondeva con la tappezzeria. Anche se dubitava ancora che Chris potesse avvicinarsi a essere bello come sottintendeva Gena, soprattutto dato che a lei piaceva esagerare, immaginò che comunque non potesse essere peggio che presentarsi da sola.
«È una cosa stupida», disse per cercare di liberarsi da quell’idea.
«Non è stupida. È brillante, Tara, ed è necessaria. Fidati, alla fine di questa storia ti sentirai meglio. Avrai un bell’uomo da guardare e tutti vedranno che non hai bisogno del culo inutile di Harry e ti divertirai. Tu di’ solo di sì».
Tara sospirò. Avrebbe voluto dire di no, ma l’idea di presentarsi da sola, di essere un’altra volta la fallita, la divorava.
Meritava, per una volta, di essere quella che gli altri invidiavano. Meritava di entrare in un posto e far sì che le persone girassero la testa per guardarla. Aveva passato la vita a essere rispettabile e coi piedi per terra e fare quello che era giusto.
Maledizione, voleva essere esagerata.
Voleva vedere Harry roso dall’invidia quando si sarebbe reso conto che quello che non voleva lui lo voleva qualcun altro. Anche se era tutta una finta, quel singolo secondo ne sarebbe valsa la pena.
«Chiamalo», disse.